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Il segreto della felicità è la libertà. Il segreto della libertà è il coraggio. "- Tucidide. Θουκυδίδης, Thūkydídēs -Atene,ca. a.C. 460 a.C.- dopo il 440 a.C. -

18 dicembre 2012

Ringraziamo i più di 45000 amici che ci leggono e Auguriamo per il 2013 un anno trasparente e illuminato!


Come ogni anno, è consuetudine del “Il Caffè” fare un analisi dell’attimo passato e di quello in divenire, sulla scale dell’evoluzione relativa della terra, 4,5 miliardi di anni (4.540.000.000 anni. Quest’anno la dedichiamo alla trasparenza augurando un sereno e costruttivo 2013.
La nostra memoria esprime ancora uno schema dell’imporsi dei pochi sui molti.  Anche se  la fine del mondo che è stata "prevista" per il 21-12-2012 non avverrà  nell'attimo per questi dominatori,  senza indugio la loro fine è già incominciata. L’uomo da tempo ha intrapreso la strada della conoscenza e inizia ha esprimere la sua umanità nella certezza di non essere meno di altri, di coloro che si reputano superiori o  lo governano o anche se vantano origini o rappresentanze divine, sono uomini comuni.  
Ad essere coscienti non sono solo pochi individui,  ma la grande massa degli esseri umani che in modo autonomo riescono a comparare  a analizzare, discutere e comprendere il valore e i significati,  superando scuole e istruzioni oscurantiste.
Stiamo giungendo oltre quel  freno che ci ha da sempre bloccati nella paura fomentata delle guerre, dalla violenza e dei soprusi  per essere coscienti capaci di comprendere e non solo più di subire in silenzio i despoti potenti.
La semplice trasparenza pare essere la via per l’umanità del partecipare, ovviamente su questa strada si frappongono da sempre enormi ostacoli. Questo sistema interrottamente è servito da una schiera di soggetti,  burocrati disposti a tutto pur di mantenere un loro piccolo potere su altri. 
Kafka insegnava che la catena che lega i popoli è la burocrazia. Oggi nell'era internet la semplificazione serve a far comprendere immediatamente anche i più piccoli dettagli e vedere chiaramente quello che fanno coloro chi ci governano. Questo  è la cosa più facile da farsi per aiutare tutti a partecipare e comprendere. Purtroppo questi politici pur di rallentare il processo cognitivo ricorrono a tecniche vigliacche e già applicate, usano far scrivere  immensi libri sul nulla, non per innalzare “la scure per il mare gelato dentro di noi” ma per gelare le speranze di chi vorrebbe comprendere, partecipare, capire, controllare, proprio di quale fine facciano i nostri sacrifici intesi anche come pagamento di tributi. 
Alla globalizzazione si pone il quesito sulla sussidiarietà non trasparente inaccessibile alla consapevolezza e alla comprensione generale.
Noi, l’umanità uomini semplici immediati, magari afferrati su cose diverse dalla politica burocratica siamo  la parte in causa, l'unica capace di giudicare , ma essa, come tale, non può giudicare. Perciò nel mondo non esiste una vera possibilità di giudizio, ma solo il suo riflesso. 
Con l’accessibilità alla conoscenza con internet, il giudizio, con le nuove tecnologie è possibile. Affrontare questo punto è essenziale poiché possiamo tenerci lontano dai dolori del mondo,  liberi di farlo e rispondere alla nostra natura, ma forse questa astensione è l'unico dolore che potremmo evitare.
La battaglia della burocrazia prosegue una nuova guerra con vecchie strategie. Dal piccolo impiegato di banca, all'impiagato Statale, all'incaricato di qualche remoto  ufficio, in un accordo trasversale con la burocrazia, cercano di fermare in modo cosciente o asservito o sottomesso,  la liberazione dell’ uomo attraverso il giudizio.  
Espressivo è l'aforisma di un impiagato di banca  Franz Kafka: :  “Venne data loro la possibilità di scegliere fra diventare re o corrieri del re. Come bambini vollero tutti essere corrieri. Per questo ci sono soltanto corrieri, scorrazzano per il mondo e, poiché di re non ce ne sono, gridano i messaggi ormai privi di senso l'uno all'altro. Volentieri porrebbero fine alla loro miserevole vita, ma non osano farlo per via del giuramento che hanno prestato".
La libertà è comprendere conoscere giudicare ma questo viene ostacolato in diversi modi.
 Il più semplice è non distribuire le informazioni necessarie alla comprensione cercando di giocare sul falso semplicismo, sulla falsa disponibilità, sulla fiducia, sulla pseudo professionalità, sull'arroganza  sulle minacce, su di una serie di comportamenti che ormai la Storia  ha insegnato ha riconoscere poiché espressione di comportamenti aggressivi e subdoli. Questo rappresenta un comportamento conservatore e va ben oltre; una volta caduta questa barriera il “potere” passa alla tecnica del rendere difficile, rendere incomprensibile con terminologie al di fuori degli schemi educativi , termini "dimenticati"  dai dizionari imposti attraverso i media. Confondere, intricare, imbrogliare, intralciare, ostacolare, aggravare complicare attraverso la pubblicazione di opere inutili nelle quali si raccontano in migliaia di pagine che 2+2 è =  4!.  Inizia anche così l 'ermeneutica di Internet  influenzando anche alcuni studiosi di intelligenza artificiale che trovano inadeguato l'approccio cognitivista o quello dell'elaborazione delle informazioni .
 L’immediatezza che ognuno di noi deve avere nel comprendere quanto ci interessa viene bloccata dalle  difficoltà, dalle complicazione sia del linguaggio che dalla struttura, impedendone così l’accesso e la comprensione. Questa barriera della sussidiarietà non trasparente è  quel roveto che è, da tempo immemorabile, è l'ostacolo che ci sbarra la via. Bisogna che vada in fiamme, se vogliamo proseguire.
Dateci quanto ci dovreste dare per diritto di comprensione, di giudizio. Sin quanto questo non accadrà in modo semplice noi non saremo in uno stato di giudizio obbiettivo pertanto non saremo liberi di comprendere e giudicare. A questo proposito rammentiamo quanto ci ha suggerito Kant nella “Critica della ragion pura”:  “La libertà e la legge pratica incondizionata risultano dunque reciprocamente connesse. Qui non si domanda se esse siano anche diverse di fatto o se una legge incondizionata non sia piuttosto la semplice coscienza di sé di una ragion pura pratica, e se questa sia identica al concetto positivo della libertà; ma  si domanda dove ha inizio la nostra conoscenza dell’incondizionato pratico, se dalla libertà o dalla legge pratica. È quindi la legge morale della quale diventiamo consci (appena formuliamo le massime della volontà), ciò che ci si offre per il primo e che ci conduce direttamente al concetto della libertà, in quanto la ragione presenta quella legge come un motivo determinante che non può essere. “ 
Dai piccoli bilanci, ai grandi eventi semplificazione, l’immediatezza, semplicità, trasparenza, con la conoscenza che chi si oppone lo fa solo per il proprio interesse diretto o indiretto, questa è la storia.
Non abbiamo bisogno di chiedere quanto ci è dovuto.
marco monguzzi.