E' così!...

 "e così!..."

foto web Moskova

Nella serata di ieri, le agenzie hanno comunicato, che RIA Novosti, citazione: Il Ministero della Difesa della Federazione Russa riferisce che quando l'incrociatore Moskva è stato rimorchiato nel porto di destinazione a causa dei danni allo scafo subiti durante l'incendio dalla detonazione delle munizioni, la nave ha perso stabilità. La nave è affondata - affondò in un mare in tempesta.

L’incrociatore missilistico di punta Moskva è affondato.  La Moskva era quello se possiamo definire un simbolo dell’era che abbiamo trascorso, nell’altra faccia della medaglia nell’essere stata anche un grande deterrente nell’evitare o contenere guerre. Estrapoliamo e riportiamo nel rispetto una frase dal web “Riposa in pace, veterano!”.

Il perché sia affondata, delle cause, lo lasciamo ai commenti, la questione è che una nave ammiraglia di punta, una delle navi più prestigiose e tecnologicamente avanzate non affonda così facilmente. Difficilmente o raramente sentiremo analisi indipendenti, ma come ripetiamo è,  che sia per cause d’incidente interno o cause esterne una nave del genere difficilmente affonda. Una questione che mette in discussione strategie e tecnologie industriali. Concludiamo riportando alcune analisi predittive..., se la guerra continuerà e dovesse allargarsi, la conclusione del conflitto lo vedremo o meglio sarà visto, da quelli che supereranno questi tempi nello spazio.

Ritornando “con i piedi per terra” nella interpretazione che la nave sia stata terminata dal nemico, i presupposti riguardano le armi che l’hanno affondata. Come già scritto ieri, Maksim Marchenko, governatore della regione ucraina di Odesa, ha dichiarato  su Telegram che hanno utilizzato i missili da crociera antinave ucraini Neptune (di ex produzione sovietica), alcuni sostengono che siamo stati missili di produzione italiana, altri con droni Bayraktar di fabbricazione turca (guerra elettronica) per eliminare il sistema radar della nave e l'hanno seguita con un attacco missilistico, ecc. come già scritto il mercato delle armi” è molto agguerrito” nelle sue strategie di marketing.

Quello che stiamo affrontando è un conflitto diverso dove più evellenti* s’incontrano e hanno echi sia nell’apparente che nel riflesso,  del privarsi, del rinunciare, esposti nel sacrifico dovuto, richiesto come ricerca;  quelle due facce della medaglia, metafora di quell’oro che pregna distruggendo nel suo creando.  

foto web: una delle case comunitarie dei Moxihatatea
 viste dall’alto. © Guilherme Gnipper Trevisan/Hutukara

Una corsa all’oro che stiamo ancora assistendo, in silenziando, su gratificanti troni coperti d’oro, mentre si grida al genocidio senza vedere quello " che anche che " sta succedendo. Un silenziare guerre nascoste per questo diffuso bisogno di affrancarsi a un qualcosa. E ‘come la guerra che attraversa, con minatori illegali pesantemente armati che stanno sfondando la terra del gruppo al confine tra Venezuela e Brasile, distruggono tutto: alberi, fiumi, ogni singola cosa. Focolaio di malaria e vanno di pari passo con l'estrazione illegale e la deforestazione, la massiccia perdita di alberi sta modificando i modelli di pioggia regionali e rendendo i cicli meteorologici a lungo termine più irregolari. Stanno rompendo un equilibrio naturale e secondo molti esperti ci porteranno ad affrontare un futuro di malattie più forti e più diffuse. Di questa guerra di questo genocidio in amazzonia nessuno ne parla.

Ritorniamo nel nostro equilibrio naturale, alla evidenza che ci viene trasmessa. Questo conflitto russo/ucraino, per uno dei fattori più fragili da sempre, quello della comunicazione. Già sono evidenti tecnologie, tecniche, tattiche, analisi, investimenti economici che van ben oltre i confini geografici, , , ini un rilevante mondo di cui pochi conoscono e ne parlano che trascina tutti, anche noi. Un settore stratificato a wafer in relativa influenza e motivazionali stress emozionali, censure mimetizzate nei variegati colori informativi. Un segmento della intelligenza da addetti ai lavori, un’intricata foresta, che come dire…potemmo vederla in parte come un parallelo virtuale in quella degli Yanomami della foresta Amazzonica…

Finché potremo prima che anche noi come gli Yanomami scompariremo, cercheremo di sopravvivere, è la guerra purtroppo ampia e socialmente stratificante più di quanto non la si veda e lo si voglia far vedere, ma non chiedete il sacrificio ad altri che ne hanno fatto sin troppi.  

Resteremo per quel che potremo nella fragilità nella ampiezza fragile dell’amicizia di visione illuminista, con i nostri amici, americani, russi cinesi indiani, ecc. ecc. ecc. in quel sogno, e sorseggiare insieme un caffè o the o altro che si voglia, non siamo forti querce, siamo come del bambù, sapendo che quando il vento si alza piega, e a volte troppo forte spezza.

·        * Dal latino ēvellere , infinito presente attivo di ēvellō  ( " strappo, tiro o strappo; cancello, estirpo " )

MM

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