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Il segreto della felicità è la libertà. Il segreto della libertà è il coraggio. "- Tucidide. Θουκυδίδης, Thūkydídēs -Atene,ca. a.C. 460 a.C.- dopo il 440 a.C. -

8 dicembre 2018

La paura della Cultura. (aspettando Faust di Gounod)

La paura della Cultura. (aspettando Faust di Gounod)

Ieri sera sull'"altare della Patria" si è aperta la Stagione della Scala con l'opera di Verdi "Attila".

Quel che resta della caduca cultura borghese ha giocato il suo Jolly nel cercar di  risorgere nel segno della fenice la fenice.
L'opera trasmessa in tutto il mondo ha voluto esprimere il suo pragmatismo nel segno, tentativo, di rinascere politicamente  nel carattere delle sue superficialità emozionali.

L'effetto Scala con questo "Attila"  nel ricordo della "prima rappresentazione " nel mitico sogno del favoloso uccello sacro degli Egizi  nella sua  peculiarità  di morte, bruciato e dopo  500 anni, "rinascente"  dalle proprie ceneri,  è anche  la fede degli amanti come l' "'araba fenice". 
La fenice nella figura  arcaica, nella sua pianta, la palma da datteri la fenix. 
La palma o per popolo di marinai che siamo anche patta, nel richiamo di ambiguità sartoriali dal trend stilistici della fashion moda Milano del Si tipo Armani ,che  ricorre a quella striscia di stoffa che copre l'abbottonatura o la cerniera  dei pantaloni maschili. In questo volo pragmatico
Nell'ampia significazione  dell'opera e contesto TV, non possiamo che vedere emergere la superficialità di una proposta di marketing  del "Bello" Italiano nel mondo...   Come il "bel"  ballerino Roberto Bolle . della compagnia dei danzatori della Scala " formata da uomini e donne"  come scrisse Pietro Verri in una lettera al fratello.
Possiamo immaginare se il Verri, potesse scrivere oggi oltre l'oscurantismo relativo del tempo nella categorizzazione di se stesso e dall'intero sistema sociale di appartenenza.
Pur ravvedendosi in un certo numero di culture della globalizzazione,   dovrebbe considerare i concetti di "terzo", "quarto" e "alcuni" ruoli di genere che sono ancora in qualche modo nuovi alla cultura tradizionale e al pensiero concettuale .
Un Opera che  si trova  solo nel limitato e determinato ambito e vorrebbe beneficiare di un seguito di massa del potenziale bello senza considerare se in  contrapposizione alle tendenze minoritarie.
Un tentativo del Roberto "Bolle del Bello" sottolineato nella sua intervista RAI.

 Di quali bolle speculative si trattino ci "rimettiamo", inviandogli virtualmente un mazzo di" tulipani"  bellissimi dalla Turchia e  "volando" nelle mille bolle blu della canzone a nostro avviso più universale di, chiudi gli occhi e mi baci, tu non ci crederai ma vedo le mille bolle blu e vanno leggere, nell'ottimo jazz della Signora Mina.

Resta comunque una possibile bolla di marketing del Bello Italiano  che cade nella "patta"  aperta  per il far risorgere l'uccello della Fenice nel riflesso di Odabella . Elemento consumabile nel brutto di  qualche squallido cesso e supportato  dalla diffusissima "cura"  alla "CocaCola"   intrisa nei " fiocchi di neve" ,  di un nuovo risorgimento strutturato con qualche fiscalmente dimenticato trafficante di sogni.

La politica del Marketing del Bello è ovvio che esista, ieri sera alla Scala solo donne bellissime, anche nei cessi della Scala dove la striscia bianca del successo la si è vista nella rappresentazione totemistica colorata di Verde e Arancio, nella loro opportunistica ambivalenza, di riflesso nei colori delle divise spiccanti remote cognizioni di uniche contrapposizioni razziali.
Si riteniamo che l'Opera sia razziale, anche se nel teatro vi erano presenti signori muniti di kippah e forse qualche Dishdashah dimenticato.

Perché razziale? Anche nel bello e nel Brutto, nel volere esaltare la  contrapposizione "Mainstream"


Un opera  eterodossa dove emerge una visione globale, paradigmativa proposta del markeing Italiano, nella ricerca di una immanenza  , dimenticato  concetto di opportunità della convenienza soggettiva, nella capacità estetica del giudizio, oggettivo in teleologica in una rappresentazione determinata anche dalla/del bersaglio in cui si muove dall'idea di Odabella.

Poiché sappiamo riconoscere benissimo ciò che è stato fatto male, ma spesso non sappiamo rendere ragione del  giudizio, mancando di termini di paragone,  diciamo che non piace siamo nella incapacità di saperlo trasformare in una formula di giudizio universalmente oggettivo, ossia valido per la conoscenza. Potremmo dire che è mancato un 'non so ch'è , ma oggi oltre la TV simo nell'era della comunicazione anche virtuale e questo dovrebbe indurci a qualche riflessione oggettiva.
Pensiamo che sulla Bellezza si siamo già esposti filosofi e filosofi, per noi la domanda che ci poniamo è quale contributo culturale ha postato oltre ad un seguito di massa superficiale e locale?
Finché si tratta dell'ennesimo film americano al cinema o del cartone made in USA che trasmettono alla televisione in tutta Europa da decenni va tutto bene e noi vorremmo cavalcare questa onda di facile denaro. 
Non parliamo in ordine di supposte superiorità culturale dell'Opera, poiché queste si considerano in termini di diffusione, non audience predisposta, diffusione che in economie di mercato sono soldi di facile molto facile trasportabilità in paradisi fiscali. 
La vendita, questo è il sistema quale  strumento di espansione culturale, mancando la scelta per convenzione internazionale, per l'esecuzione contemporanea in  osservazioni  utili alla previsione di un interpretazione globale oggettivabile.

L'Opera, almeno dovrebbe coinvolgere fasce di età mature,  ma annoia i bambini. Questa opera priva di analisi costruttive è solo brutta.
Dopo una così scontata rappresentazione, per i nostri figli non possiamo altro che pensare a un loro futuro privo di partecipazione dove il messaggio narrativo può essere trasmesso attraverso delle iperboli.  Si Possono rappresentare benissimo I personaggi di Attila ( considerando  (la valenza significativa di Odabella)  con personaggi che ne incarnino  i migliori valori e possiamo benissimo rappresentare le stesse figure  con un personaggi che nei mostri i peggiori valori.
al non sapere
Questa non è una situazione da confinare nel coinvolgimento emozionale del maisteam locale accecato da singoli interessi, si dovrebbe aprire la gente al contesto critico negato dai mass media generalisti come la RAI, invece di apporre la paura del non seguire gli inutili e interessati al non sapere,  applausi fatti a Mattarella. 
Essere giovani vuol dire poter vedere il mondo, capire per poter essere uomini liberi e non pecore pronte al servizio di un arrogante generale Garibaldi che interpreta e impone per tutti la sua univoca ragione opportunistica, dimenticando il vero back stage, il dietro oltre le quinte, ed è  pronto al sacrificio dei suoi per far felice il Re nella sua propaganda.

La paura della Cultura aspettando il Faust.